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Recensione del libro
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Da due anni, con
l’inizio della seconda Intifada, in
Israele si vive nella precarieta', nella
paura, nell’angoscia di sentire ancora
una volta il rumore assordante dello
scoppio di un terrorista kamikaze, di
venire a sapere che un amico, un vicino
di casa, il lattaio o il fruttivendolo
e, nel peggiore dei casi, un familiare,
ne sia rimasto vittima, magari mentre
faceva acquisti in un grande magazzino,
o mentre sorseggiava un caffe' seduto al
bar o mentre era sull’autobus che
avrebbe dovuto riportarlo a casa.
Ciononostante, in molti redono che la
pace sia la soluzione piu' giusta,
l’unica che possa garantire a Israele e
al futuro Stato palestinese stabilita',
tranquillita' e sicurezza. Tra questi,
Angelica Edna Calo' Livne', una ebrea
romana che nel 1975 ha deciso di andare
a vivere a Sasa, kibbutz dell’Hashomer
Hatzair nell’estremo nord d’Israele, al
confine con il Libano, dove ancora oggi
vive con suo marito e i quattro figli. Come donna "di sinistra", Angelica sa che la pace non basta volerla, bisogna creare delle situazioni che, seppure in piccolo, la realizzino: sa che bisogna “fare qualcosa”. E lei lo ha fatto, e continua a farlo: fa parte di un progetto di insegnamento che coinvolge docenti arabi ed ebrei, insegna a Ybellin, un villaggio arabo vicino Haifa, ma soprattutto scrive - mail, articoli e ora libri - per spiegare la pace, per far capire il suo significato, cercando di coinvolgere il numero maggiore di persone, di ogni genere, appartenenza religiosa ed etnica. Edna ha capito che la pace, per realizzarsi, ha bisogno di essere diffusa e per questo si adopera ogni giorno della sua vita. Di questo ci parla il suo libro, Un si', un inizio, una speranza, recentemente pubblicato nella nuova collana del settimanale “Tempi”. Della sua idea di pace e del suo entusiasmo quotidiano per far si' che si avveri, che da idea si trasformi in realta'. Ma l’aspetto più interessante del libro sta nel senso di profonda delusione e, insieme, di sgomento, provocati dall’esplodere della seconda Intifada, dalle scelte di Arafat e della leadership palestinese. ''Le lacrime di Angelica'' – scrive Fiamma Nirenstein nella sua prefazione – sono quelle di tutta la Israele pacifista dopo l’orribile sorpresa dell’Intifada attuale, del tradimento di Arafat, del terrorismo suicida''. Lacrime per i morti, lacrime per un’idea che sta naufragando davanti ai fatti, ma lacrime di rabbia, anche, nei confronti dei mass-media di tutto il mondo che da due anni hanno deciso di raccontare un solo punto di vista, tralasciando e demonizzando l’altro. Lo sgomento di
Angelica di fronte alla morte di tanti
suoi connazionali ("ad ogni attentato
piango, ad ogni soldato che muore piango,
e i miei figli mi dicono: "mamma,
ricordati che non sono tutti tuoi figli")
e' tale da atterrirla, quasi
distruggerla - tanto che arriva quasi a
chiedersi fino a che punto, fino a che
punto si puo' volere la pace? – ma mai
ad annientarla, e la sua battaglia
personale ricomincia ancora una volta.
Chi ha conosciuto Edna personalmente all’Hashomer Hatzair intraprendera' questa lettura con la curiosita' e l’entusiasmo di chi si accinge a leggere le pagine di una cara amica. Sperera' di trovare un ''miscuglio'' di sentimenti, una visione critica, una forte idea di pace che pero' non e' mai univoca. Sperera' di trovare, insomma, quell’apertura al dubbio che rende ancora piu' forte il senso di un’idea, senza accecarla. E lo trovera'.
€ 8,00 genere: Storia & Attualità collana: I Paperback di Tempi editore: TEMPI 2002 pagine: 136 formato: 13.5 x 21 cm peso: 0,22 Kg |
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