Fabrizio Coscia
«Pane e Pace». La scritta, in arabo,
ebraico e italiano, farà mostra di sé,
messaggio di speranza, sulle t-shirt dei
venti panificatori protagonisti stasera
a piazza Dante (dalle 19) della «Festa
del pane» organizzata dal Premio Napoli.
Venti gazebo offriranno al pubblico,
come simbolo di pace e amicizia, pani di
altrettanti paesi dell'area
mediorientale e mediterranea, mentre da
due forni accesi agli angoli del palco
sarà ripetuto il rito della
panificazione organizzato da un gruppo
di donne israeliane e palestinesi un
anno fa a Betanja, dove è custodita la
tomba di Lazzaro, a pochi chilometri da
Gerusalemme, sotto amministrazione
palestinese. Tra quelle donne c'era
Angelica Calò Livnè, presente stasera
per rinnovare, sotto gli occhi dei
napoletani, la cerimonia di comunione
israelo-palestinese. Nata a Roma, e
trasferitasi a vent'anni in un kibbutz
chiamato Sasa (in ebraico significa,
guarda caso, «spiga») dove vive tuttora,
direttrice di una compagnia teatrale di
ragazzi ebrei e arabi, operatrice di
pace in una terra martoriata dalla
violenza, la Calò è riuscita nell'eroica
impresa di trasportare, in piena
Intifada, e sfidando il dissenso di gran
parte dell'opinione pubblica del proprio
paese, un gruppo di donne israeliane nel
panificio di Betanja allestito
dall'amica Samar Sahhar, insegnante
palestinese e «madre» di 108 bambini
orfani. «Sono gocce d'acqua nel mare -
commenta - piccole e semplici cose che
però possono contribuire, con il loro
successo, a far nascere la speranza.
Continuo a credere che la cerimonia
della panificazione sia un atto
simbolico e concreto al contempo, che
può insegnare molte cose. L'educazione,
dei figli e di noi stessi, è l'ultima
speranza che ci è rimasta per cambiare
il mondo. Viviamo momenti difficili e la
gente è stanca di violenza. Vuole che si
accenda una luce per vedere cosa deve
fare. Vuole tranquillità e pace. Se
tutta questa maggioranza silenziosa
trovasse la forza di imporsi le cose
potrebbero cambiare realmente. Non solo
in Israele e in Medio Oriente, ma
ovunque». Anche Napoli avrebbe bisogno
di tranquillità e pace come «pane
quotidiano». «Napoli è una città
bellissima, una delle più belle del
mondo. Quando si è avuto in dono dal
Signore una bellezza del genere, bisogna
fare di tutto per tenerne da conto. Non
si può sprecare un dono così prezioso».
Alla serata, alla quale ha dato il suo
contributo fondamentale l'Assipan (Associazione
nazionale panificatori) tanti gli ospiti:
Rada Ivekovic, Marino Niola, Pedrag
Matvejevic, Manuela Dviri, Michele Serra
e don Luigi Merola. Conduce Mariano
Rigillo.
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