L'aria di amicizia,
di rispetto e di affetto l'ho respirata
ancora prima di lasciare Israele, quando,
dopo aver letto l'invito di Ermanno Rea
che mi chiedeva di venire a Napoli per
ripetere il rito del Pane della Pace
insieme alla mia amica palestinese
Samar Sahhar come in Giugno a Betania,
mi sono accorta che la serata sarebbe
iniziata alle 19,00. "Mi dispiace Sig.
Rea, non potro' cuocere il pane di
Sabato!" "Ma perche' a che ora finisce
il vostro Sabato?" Mi chiede preoccupato.
"Non so, deve chiedere al Rabbino di
Napoli. Gli orari sono diversi da
Israele all'Italia e persino di citta'
in citta'.
Dopo qualche ora
mi richiama soddisfatto: "Tutto a posto!
Inizieremo la serata alle 19,38 e lei
potra' partecipare tranquillamente! Ci
teniamo ad avervi con noi. La scrittrice
Manuela Dviri che fa parte della
Commissione del Premio Napoli
nell'ambito del quale si organizza la "Giornata
dell'Amicizia" ci ha consigliato
caldamente di invitarvi a ripetere
questo rito. Era con voi a Betania ed e'
tornata entusiasta!"
Lo staff di questo
prestigioso premio letterario che e' gia'
alla sua cinquantunesima edizione non
risparmia energie, mezzi e tempo per far
si che tutto avvenga all ' insegna della
perfezione, del buon gusto, del sapore e
delle bellezze di Napoli che scintilla e
vibra tutta per la folla nelle strade,
per quel sole e quel Vesuvio che
troneggia orgoglioso su tutto il golfo.
Ermanno Rea il presidente accolglie i 12
scrittori – poeti finalisti da tutto il
mondo e noi con grande affetto.
La mia amica
palestinese Samar Sahhar non puo '
venire e al suo posto invia Reem e Fatma,
due delle sue collaboratrici mussulmane
del Lazarus Home for girls che
avevo conosciuto a Betania.
Quando arriviamo,
Sabato sera in Piazza Dante sono le
19,00. Lo spettacolo che ci si presenta
ci lascia senza respiro. Al centro della
Piazza c'e' un palcoscenico di 20 metri
per 20 ai due lati due grandi forni per
il pane gia' accesi e tutto intorno a
cerchio lungo tutta la piazza 21 Gazebo
bianchi inondati di luce. Su ognuno c'e'
scritto il nome di un paese del mondo.
In ognuno la documentazione di quel
paese, rappresentanti di quel paese e la
cosa piu' bella, due panettieri
napoletani ai quali lo staff del Premio
Napoli ha affidato la ricetta del pane
tipico di quel paese da cuocere,
distribuire ed offrire gratutitamente ai
passanti. Cerco immediatamente Israele:
e il gazebo e' la', tra quello della
Siria e quello del Libano e un po' piu'
in la' ci sono quello palestinese e
quello libico!!!!! Benedetto staff del
Premio Napoli, che ha fatto si che
fossimo parte anche di questo altro
piccolo miracolo! Con me c'e Neri Livne
', israliana, giornalista di Haaretz: "Andiamo
a chiedere un po' di pane..mi e' venuto
appetito con tutti questi profumi!!!" mi
dice. Ci avviciniamo al gazebo turco e
chiedo un pezzetto di pane, la fornaia
gentile mi guarda e sottovoce mi dice: "Ancora
no signora, mi scusi...solo dopo le
19,38...." Non sa perche' ma le hanno
detto cosi. E anche gli altri rispondono
allo stesso modo. Neri, non crede alle
sue orecchie: "Ma e' per via dello
Shabbat?.. Ma che ne sanno?" Io dentro
di me sento che piu' amore di cosi non
si potrebbe ricevere in una volta sola!
Quando ci
invitano sul palco per narrare il
motivo per cui siamo qui stasera, su
due grandi schermi ai lati del palco
si vedono immagini della Giornata
del Pane a Betania: i miei ragazzi
del Teatro Arcobaleno con le
maschere dello spettacolo Beresheet,
gli scout palestinesi che ci
accolgono con la banda, donne col
capo coperto e la maglietta con su
scritto "PANE E PACE" in ebraico, in
arabo e in italiano, la stessa che
indossano ora i panettieri
napoletani, che preparano pagnotte
insieme a donne israeliane. Racconto
di come e ' nata la mia amicizia con
Samar della visione di una giornata
dove donne israeliane e arabe
cuociono insieme il Pane della pace,
dove il pane diviene simbolo: di
come siamo entrati in zona
palestinese con la speranza nel
cuore, di come questa nostra visione
e ' arrivata qui a Napoli e continua
a spandersi per il mondo, di come
avevo descritto i dubbi, le paure e
le gioie nel mio libro "Giu le
maschere". Il pubblico e ' commosso.
Evelina Meghnagi accompagnata da una
grande orchestra canta canzoni
israeliane dal ritmo orientale.
Cominciamo ad impastare insieme,
arabe, israeliane e napoletane, la
farina, il lievito e l ' acqua.
Cicci Rossini, legge dei brani dal
libro Terra di latte e miele
di Manuela Dviri. Io impasto
con le lacrime agli occhi, Cicci
Rossini legge il brano in cui la
Dviri racconta il mattino in cui
seppelirono suo figlio Jonathan,
diciannove anni, morto in Libano.
Impasto e prego. Impasto, piango
dentro e sorrido a Fatma, sorrido a
Raffaella la panettiera napoletana,
sorrido a Rai 1, a Rai 2 e a Rai 3,
a Mediaset e ai due angeli custodi
che ci fanno da guardia. Guardo il
cielo, sorrido e continuo a mandare
inni di ringraziamento dal cuore mio,
diretti verso il cielo al cuore di
tutte quelle persone commosse ed
emozionate. E prego. Prego il
Signore e tutti gli angeli...lassu '
gia' sanno cosa prego. E alla fine,
quando il pane e ' pronto invitiamo
il pubblico a favorire...una fila di
persone si mette li, davanti a me,
con lo sguardo grato e una signora
mi chiede: "Angelica, potrei averne
un pezzetto dalle sue mani?" E io
glielo do ' , eccome se glielo do'.
Sorridendo, abbracciando,
benedicendo e ringraziando in cuor
mio chi ha ideato questa festa del
bene....do' il pane, sorrido e
continuo a pregare!
Angelica e
Yehuda Calo' Livne'